Introduzione
Ogni giorno centinaia di milioni di persone si muovono in un ambiente che è ormai diventato rischioso per la loro sopravvivenza.
In Europa i motori a diesel che emettono grandi quantità di NO2 sono diventati molto diffusi a causa di un vasto programma di incentivi.
Tuttavia la caccia a questo pericoloso assassino di massa rivela qualcosa di sorprendente: non soltanto non sappiamo dove uccide di più, ma in molti casi non cerchiamo nemmeno di scoprirlo
.Mentre i venti gelidi dell’inverno arrivano dalla Mongolia, nella Cina del nord comincia la stagione della combustione del carbone. All’inizio di dicembre la mappa della Cina sul sito del World air quality index era piena di bandiere rosse, viola e marrone, a indicare livelli pericolosi di particelle sottili (PM2.5), il principale responsabile dell’inquinamento atmosferico al mondo.
Si pensa che circa 1,6 milioni di cinesi muoiano ogni anno a causa dell’aria inquinata.P echino, in particolare, è l’epicentro di questo problema.
Negli ultimi giorni di novembre l’ambasciata statunitense nella capitale cinese ha riportato un livello di polveri sottili pari a 391 microgrammi per metro cubo (µg/m3), mentre l’agenzia cinese per la protezione ambientale ha invitato i residenti a restare in casa.
Eppure la statistica più completa sull’inquinamento da polveri sottili, pubblicata quest’anno dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), include soltanto una città cinese, Lanzhou, tra le peggiori cinquanta del mondo (secondo le linee guida dell’Oms la media annuale di polveri sottili per garantire la sicurezza dovrebbe essere di 10 microgrammi per metro cubo).In cima alla lista ci sono le soffocanti megalopoli di India e Pakistan, guidate da Delhi. In media i residenti della capitale indiana respirano un’aria inquinata da 153 microgrammi per metro cubo di particelle sottili.
Una media tre volte superiore a quella di Pechino e 15 volte superiore alla soglia fissata dall’Oms.
A Delhi i gas di scarico di otto milioni di automobili, i generatori elettrici a diesel e le centrali a carbone hanno danneggiato i polmoni di metà dei 4,4 milioni di bambini della città in modo talmente grave che non potranno mai riprendere a funzionare normalmente.
Questa nebbia tossica non risparmia nessuno, e i medici hanno cominciato a consigliare ai pazienti di lasciare la città. Quest’anno il governatore di Delhi ha passato un periodo in una clinica del sud per curare i suoi polmoni.Gli ospedali non registrano l’inquinamento come causa di morte, ma l’impatto degli inquinanti emerge dall’aumento di decessi per malattie cardiache e polmonari (già predominanti).
In ogni caso l’incidenza delle polveri sottili può essere valutata esaminando i campioni d’aria.I dati dell’Oms hanno portato molti osservatori a considerare Delhi come la “città più inquinata del mondo”. Ma a ben vedere le basi di questo giudizio sono poco solide. L’Oms raccoglie le sue informazioni dalle stazioni di monitoraggio in oltre 1.600 città in ogni continente popolato. Sembra un approccio esaustivo, ma secondo almeno un altro resoconto, i dati raccolti riguardano meno di un terzo delle città con oltre centomila abitanti. Non tutte le città inquinate sono grandi, ma le dimensioni aiutano
.È difficile capire cosa accade in Africa o in Medio Oriente. Esistono grandi aree dove non c’è alcun monitoraggio
La raccolta di dati è basata sul monitoraggio volontario da parte dei governi. Un portavoce dell’Oms ha dichiarato che le Nazioni Unite non sono in grado di mettere a confronto e classificare le città perché molte non hanno le risorse o la volontà politica per creare un sistema di monitoraggio. Secondo Gary Fuller, esperto di inquinamento atmosferico al Kings College di Londra, la presenza di aree non analizzate grandi quanto un continente ci impedisce di capire dove le persone sono più colpite dall’inquinamento.“Quando confrontiamo l’inquinamento atmosferico delle città prendiamo in considerazione solo quelle che forniscono i dati. Di conseguenza ci concentriamo sulle grandi città e sul mondo sviluppato.
I tentativi iniziali di misurare l’inquinamento atmosferico attraverso i saltelli hanno rivelato la presenza di altre aree del mondo con un’alta densità di popolazione e livelli di inquinamento elevati”.Delle 1.622 città incluse nel database dell’Oms, 510 si trovano in Canada e Stati Uniti, mentre soltanto 16 sono in Africa (metà delle quali in paesi relativamente ricchi come Sudafrica ed Egitto).
Stiamo parlando dello 0,75 per cento del monitoraggio per il 15 per cento della popolazione mondiale, che tra l’altro si concentra sempre più spesso in città ad alto rischio inquinamento. I 604 milioni di abitanti dell’America Latina vivono in un ambiente tra i più urbanizzati al mondo, eppure in tutto il continente sono prese in esame soltanto 109 città. In Medio Oriente i dati raccolti fanno riferimento ad appena 24 città.Città ad alto rischioUna parte consistente dell’umanità respira inconsapevolmente veleno ogni giorno. Le implicazioni di questo fatto sono gravissime: non essendo a conoscenza dell’inquinamento dell’aria nessuno fa niente per migliorare la situazione.“Le città che raccolgono e diffondono le informazioni sull’inquinamento atmosferico devono essere elogiate per il loro impegno. Questo è il primo passo per capire se esiste un problema e intraprendere le azioni correttive necessarie”, sottolinea il portavoce dell’Oms.Il professor Randall Martin è a capo del progetto Spartan che si occupa del miglioramento delle osservazioni satellitari per identificare le città ad alto rischio.“Penso che l’attenzione si stia concentrando su Delhi perché abbiamo le misurazioni. Potrebbero esserci altre città più inquinate di cui non abbiamo i dati. È difficile capire cosa accade in Africa occidentale o in Medio Oriente. Esistono grandi aree dove non c’è alcun monitoraggio”.