Asma infantile e sport, binomio possibile. Intervista su asma infantile per A&S

È vero che il cloro delle piscine aggrava la patologia asmatica?

È vero che il cloro delle piscine aggrava la patologia asmatica?

Dipende dalla quantità e dall’iperreattività del singolo. Tuttavia, esistono delle sostanze sostitutive del cloro. Poi, chiaro che una cosa è fare un’ora alla settimana in piscina, un’altra è allenarsi per le gare ore e ore. Ma dipende pure dalla quantità di cloro: se è razionalizzata e non eccessiva, in linea di massima non si registrano grossi inconvenienti. A volte può dare congiuntivite agli occhi, ma basta usare gli occhialini.
Come fa un atleta asmatico a riuscire a nuotare per ore, ogni giorno, in una vasca al chiuso in un ambiente umido?
È una domanda che mi fanno le mamme: professore, lei consiglia di fare piscina, ma… e l’umidità? Io rispondo che se l’asma è controllata, nuotare aiuta – soprattutto i bambini – ad ampliare la cassa toracica. L’umidità non rappresenta, in questo caso, un fattore di rischio. L’importante è che non si rimanga con i capelli bagnati o umidi una volta usciti dalla vasca.
Il broncosmasmo insorge perché i bronchi di taluni bimbi, geneticamente iperreattivi, e quindi asmatici, essendo piccoli per l’età, tendono ad ostruirsi abbastanza facilmente. l’asma tende a regredire durante la pubertà, quando il torace si amplia, aumenta il calibro dei bronchi e si riduce il rischio che una crisi possa occluderli. E questa crescita toracica è fortemente favorita proprio dall’attività natatoria. Inoltre, nuotando il bambino si muove in modo armonico. Invece, ad esempio nella corsa, si è visto che le braccia compiono movimenti scomposti e quindi è più facile che insorgano episodi di crisi.

Allora gli sport di corsa, come il calcio, sono effettivamente da sconsigliare?

Meglio, in primis, le attività acquatiche. Poi, se proprio il bambino lo vuole, può anche praticare il calcio, ma sempre con protezione farmacologica e cercando di evitare di respirare a bocca aperta. E comunque mai fare jogging in una città inquinata, altrimenti la situazione peggiora.Con la corsa, un rischio particolare lo corre chi soffre di rinite, perché una causa dell’asma è anche l’iperventilazione con inalazione di aria fredda che induce un assorbimento di calore, con abbasaa,mento della temperatura dei bronchi e conseguente stimolo dei recettori irritativi. Questo soprattutto quando si respira a bocca aperta, ossia quando i soggetti sono impossibilitati a respirare con il naso, perché otturato. La respirazione nasale infatti riscalda, umidifica e depura l’aria. In questo senso, anche per lo sci bisogna evitare le discese con la bocca aperta.

Ci sono altri suggerimenti particolari per le famiglie con un figlio asmatico?

Il consiglio più importante è quello di non sottovalutare mai la patologia. Proprio alcuni giorni fa, su una rivista scientifica internazionale, è uscito un lavoro realizzato da un gruppo di studio nazionale sulle malattie respiratorie di cui sono responsabile, in cui abbiamo fatto una verifica di tutti i decessi per asma. Non vorrei creare inutili allarmismi, per carità, però è incredibile dover constatare quanti ancora siano i ragazzi tra gli 11 e i 20 anni in Italia che muoiono a causa di crisi d’asma: centinaia di vite ogni anno che svaniscono. Perché?Purtroppo, non sempre questi soggetti vengono monitorati a dovere. Certo, non è facile: in genere si tratta di ragazzi che usano solo la classica bomboletta di broncodilatatore. Un palliativo che fa star meglio lì per lì, ma non è una soluzione curativa. Non getta acqua sul fuoco. E il fuoco che cova sotto la cenere può diventare pericoloso: si può ingenerare un episodio improvviso di crisi ostruttiva. Un paio di mesi fa abbiamo pubblicato una ricerca sulla ‘near-fatal asthma’, ovvero i tanti casi in cui bambini asmatici si sono salvati per un pelo.L’asma è una patologia che va ‘dalla A alla Z’: può essere lieve e in questo caso, quando è curata per bene, di solito non dà problemi. Peraltro, anche i recenti vaccini antiallergici per via orale aiutano molto, anche se possono essere utilizzati solo da soggetti che non hanno una polisensibilizzazione. Se invece le crisi sono frequenti e importanti, va aumentata la sorveglianza, iniziando una terapia continua con corticosteroidi, ovvero i cortisonici per via inalatoria, fondamentali in questi casi.

Sono le famiglie a prendere sotto gamba il problema o ci sono situazioni in cui sbagliano i medici?

In alcuni casi sono i genitori che non comprendono la delicatezza della situazione. Ma in altre circostanze – a volte anche nei pronto soccorso – si sono registrati episodi di ragazzi asmatici che non sono stati trattati in modo adeguato. Per questo, raccomando sempre, se arriva un giovane in crisi asmatica grave, di abbondare con i cortisonici piuttosto che correre il rischio di perderlo. Anche uno o due grammi, se si tratta di ragazzi con 20 anni o più. Al di sotto di questa dose, i rischi di perdere il paziente sono troppo elevati. In questo senso, oggi c’è grande bisogno di fare comunicazione ed educazione, per le famiglie ma non solo.

Dunque il binomio bambini asmatici e sport è possibile. O no?

Certamente sì, ma sempre con l’accortezza del controllo farmacologico e facendosi seguire da uno specialista.
E il medico di famiglia?
In molti casi sono preparati ma con questa patologia, che talvolta può improvvisamente aggravarsi con conseguenze preoccupanti, è essenziale avere una perfetta conoscenza di come si comporta l’apparato respiratorio nei soggetti asmatici che presentano una iperreattività bronchiale che va tenuta sotto controllo. Ciò è possibile con un’adeguata prevenzione ambientale e farmacologica, includendo anche i vaccini antiallergici che , in somministrazione orale o sublinguale ed in associazione ai farmaci antiasmatici, hanno dimostrato di essere utili , sotto controllo specialistico, come iposensibilizzanti specifici, in soggetti che non abbiano però una sensibilizzazione a molti allergeni e non abbiano sintomi intensi.

Prof.Gennaro D’Amato

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