Dobbiamo imparare a conoscere i cambiamenti climatici per comprendere il loro impatto sulle patologie respiratorie.
Questo il messaggio emerso questa mattina nel corso del Congresso Nazionale AIPO Congresso Nazionale FIP in corso in questi giorni a Napoli.
A lanciare l’allarme gli esperti riuniti per la sessione dal titoIo “Inquinamento atmosferico, cambiamenti climatici e l’impatto sulle patologie respiratorie” moderata da Gennaro D’Amato Responsabile del gruppo di lavoro GARD “Ambiente, clima e salute respiratoria” del Ministero della Salute – Responsabile del gruppo di studio AIPO “BPCO, Asma e Malattie Allergiche”. “Ancora qualcuno nega i cambiamenti climatici” così esordisce Isabella Anmesi Maesano dell’Université Pierre et Marie Curie – Paris. “Eppure i cambiamenti climatici sono visibili a tutti. Le temperature aumentano, l’umidità aumenta, la frequenza delle precipitazioni e gli eventi atmosferici estremi sono sempre più frequenti.
All’origine di tutto vi sono le attività antropogeniche. E’ il comportamento dell’uomo a determinare questa situazione. “I cambiamenti climatici hanno ripercussioni sulle malattie infettive, su quelle cardiovascolari, sulle nascite premature, sui problemi della pelle, la malnutrizione, le malattie psichiatriche, allergiche e respiratorie. Il cambiamento climatico agisce generando un aumento in termini di morbidità e di mortalità.
Possiamo distinguere fattori diretti quali temperatura, umidità e precipitazioni e fattori indiretti quali allergeni, inquinanti.” “Numerosi studi scientifici dimostrano come le variazioni di temperatura influenzano la mortalità.
Quando fa troppo caldo o fa troppo freddo si muore di più. I cambiamenti climatici determinano un aumento dei livelli di ozono e del particolato fine determinando un aumento della mortalità. L’inquinamento dell’aria ha effetti acuti negli asmatici e provoca bronchite cronica, broncopneumopatia cronica ostruttiva (bpco) e tumore al polmone.
Abbiamo pochi dati relativi all’inquinamento indoor” conclude l’esperta. “Come operatori della sanità pubblica abbiamo il dovere di proteggere la popolazione più fragile dagli effetti dei cambiamenti climatici” commenta Annamaria De Martino del Ministero della Salute, Ufficio prevenzione e segretaria del comitato GARD “Ambiente, clima e salute respiratoria”. “Il cambiamento climatico è un processo in atto.
Un fenomeno che non possiamo azzerare. La riduzione degli inquinanti è una strategia che può venirci in aiuto in un’ottica di contenimento degli effetti legati al suddetto fenomeno. Le strategie di contenimento sono volte a rendere gli individui più adattabili ai cambiamenti climatici. I sistemi di previsione di eventi acuti devono essere potenziati” conclude l’esperta. “L’ Associazione Medici per l’Ambiente- ISDE intende arrivare a una certificazione scientifica dei rilevamenti dell’inquinamento atmosferico” commenta Gaetano Rivezzi Presidente della sezione Campania dell’Associazione. “I dati scientifici devono poi ottenere una validazione da parte dei decisori politici al fine di porre in atto strategie efficaci di contenimento del fenomeno” continua Rivezzi.
“Gli studi internazionali hanno lanciato un allarme: le alterazioni epigenetiche causate dall’inquinamento determinano un danno transgenerazionale che non colpisce solo le persone esposte ma anche le generazioni successive” continua Gaetano Rivezzi. “Gli pneumologi sono stati i primi medici a interessarsi alle problematiche ambientali. E’ importante che l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) si adoperi per sensibilizzare le altre specialità in un’ottica di strategia comune al fine di ridurre l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute dei cittadini” conclude l’esperto. La problematica inquinamento atmosferico, variazioni climatiche ed incremento della patologie respiratorie, soprattutto asma ed allergopatie respiratorie è stato focalizzato da Gennaro D’Amato nelle conclusioni della sessione.
E’ noto che gli agenti dell’inquinamento hanno un effetto pro infiammatorio sulle vie aeree favorendo la penetrazione nei bronchi e nei polmoni di aero allergeni che stimolano l’insorgenza di affanno e di tosse. “Per fortuna attualmente abbiamo numerosi farmaci inalatori utili a curare queste patologie” commenta Gennaro D’Amato. “E’ importante però educare i pazienti ad utilizzarli con razionali e continuità aumentando o riducendo il dosaggio a seconda dell’incremento della sintomatologia e dei fattori scatenanti ambientale. E’ solo con una corretta educazione che si può ottenere un controllo dell’asma riducendo il rischio di aggravamento e di mortalità, purtroppo ancora troppo elevata nel nostro paese e soprattutto a carico di soggetti giovani che tendono a sottovalutare la sintomatologia ostruttiva respiratoria” conclude Gennaro D’Amato.