Le allergie sono in graduale e costante aumento, tanto che si parla di “epidemia allergica”. E spesso ci interroghiamo su come mai ciò avviene e come fare per fermarle, o perlomeno rallentare l’avanzata. Una risposta definitiva ancora, purtroppo, non ce l’abbiamo. Ma abbiamo diverse informazioni sulle quali possiamo riflettere e che possiamo sfruttare per ridurre il rischio di sviluppare un’allergia nel corso della vita, soprattutto se certi accorgimenti vengono messi in pratica fin dall’infanzia.
L’aumento delle allergie e l’ipotesi igienica
L’ipotesi igienica è la teoria ancora oggi più accreditata, che cerca di spiegare come mai le allergie – nei paesi industrializzati – sono in progressivo aumento. È stata formulata dal ricercatore inglese David P. Strachan e pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet circa una trentina di anni fa, ma è sempre attuale.
La teoria mette in correlazione il rischio di sviluppare un’allergia con la numerosità della famiglia, e quindi con “l’affollamento” della casa: un bimbo che cresce insieme a molti fratelli (come succedeva più facilmente un tempo) ha maggiore probabilità di contrarre malattie infettive, e ciò costituisce un’utile addestramento per il suo sistema immunitario. Al contrario, un bambino che cresce come figlio unico ha meno probabilità di entrare in contatto con germi veicolati da altri familiari conviventi; in questo caso, è più probabile che il suo sistema immunitario “devii” verso la risposta allergica.
Da questa idea centrale nascono poi diverse considerazioni secondarie, che sono state nel tempo studiate e in parte confermate anche dai dati sperimentali: oltre alla numerosità del nucleo familiare ha importanza l’ambiente rurale piuttosto che urbano (i bimbi che crescono in una fattoria, a contatto con gli animali, hanno un ridotto rischio di divenire allergici), le condizioni socioeconomiche, ecc.
Una famosa ricerca condotta in Germania a ridosso della caduta del muro di Berlino ha evidenziato come i bambini dell’ex Germania Ovest (con condizioni socioeconomiche più elevate ed un servizio sanitario più efficiente) avevano più allergie rispetto ai pari dell’ex Germiania Est; tuttavia tali differenze si sono allineate nel giro di pochi anni dopo la caduta del muro di Berlino, quando le condizioni di vita si sono livellate.
Un altro studio che esamina il problema da un punto di vista differente, ha analizzato il rischio di sviluppare allergie in base a come i genitori si comportano per pulire il “ciuccio” dei propri figli. I dati di questo studio indicherebbero infatti un minor rischio per i figli di quei genitori che – dopo che il ciuccio è caduto a terra – lo puliscono con la propria saliva, semplicemente mettendolo nella propria bocca, rispetto a pulirlo con acqua o altri sistemi.
Tutte queste informazioni, seppur in maniera indiretta, vanno nella direzione di confermare l’intuizione originaria di Strachan: vivere in un ambiente meno “pulito” aiuta il nostro sistema immunitario (soprattutto nella prima infanzia) a svilupparsi in modo corretto e a non deviare verso l’allergia.