Caratterizzata prevalentemente da lacrimazione, starnutazione e talvolta anche da tosse ed asma, l’allergia da pollini o pollinosi costituisce, con la sua tipica ricorrenza stagionale, il prototipo delle manifestazioni allergiche.
Nel ciclico alternarsi delle stagioni con i diversi periodi di fioritura delle piante, e in particolare in primavera, si verifica un evento naturale di fondamentale importanza per il regno vegetale: invisibili nubi di polline, seguendo le correnti aeree, si riversano nell’atmosfera diffondendosi in altezza e a distanza anche per diversi chilometri dalla sorgente. Essi quindi si depositano un po’ ovunque, anche sulle mucose congiuntivali o delle vie aeree delle persone che vivono nelle zone interessate.
Queste, se sono sensibilizzate alle proteine allergeniche liberate dai pollini, reagiscono con i caratteristici sintomi clinici. Pur originando dal regno vegetale i pollini vengono quindi ad interferire, grazie al loro contenuto in allergeni, a volte prepotentemente e per tempi protratti, nella vita di alcuni soggetti, definiti “pollinosici”.
La pollinosi viene indotta dagli allergeni liberati dai granuli pollinici di talune piante (erbe, arbusti o alberi) che hanno peculiari caratteristiche:
, – sono abbondantemente diffuse sul territorio;
– utilizzano una impollinazione anemofila.
Non avendo in genere mezzi di attrazione per insetti (petali colorati, nettare ecc.) e non potendo quindi emettere pollini in via entomofila, le piante allergeniche affidano al vento il proprio prodotto seminale, costituito appunto dal polline
Dal momento che il vento è un mezzo impreciso di trasporto, la natura ha dotato queste piante di una cospicua produzione pollinica.
Gran parte del polline prodotto e liberato dalle antere (parte maschile del fiore) va infatti disperso sul territorio circostante. Solo una minima parte riesce a raggiungere la parte femminile del fiore e, depositandosi sul pistillo, emette il tubo pollinico che, allungandosi, va a fecondare l’ovulo.
Tale evento garantisce, con il seme che ne deriva, la riproduzione della specie.
Il polline prodotto da queste piante ha notevoli doti di galleggiamento aereo.
Esso, trasportato dalle correnti aeree, riesce a viaggiare a volte anche per molti chilometri.
Il polline è dotato di proteine allergeniche. Questi allergeni, una volta liberati dai pollini, vanno ad interagire con le IgE legate a particolari cellule (mastociti) presenti nelle mucose delle vie aeree e delle congiuntive le quali, nei soggetti allergici, presentano appunto sulla loro superficie le IgE rivolte verso gli allergeni pollinici.
Ne consegue una interazione allergeni-IgE che porta alla liberazioni dai mastociti di istamina e di altri mediatori chimici che agiscono inducendo vasodilatazione, ipersecrezione ghiandolare, contrazione delle fibre muscolari e stimolo di vari recettori con effetti clinici caratterizzati dai sintomi citati in precedenza.
Ovviamente non tutte le piante hanno queste caratteristiche, ma solo alcune famiglie vegetali sono in grado di liberare pollini allergenici.
Tra queste al primo posto come causa di pollinosi in Italia troviamo le Graminacee (mazzolina, codolina, gramigna dei prati ecc), erbe diffusissime caratterizzate dalla presenza di spighette di varie dimensioni, che impollinano prevalentemente in primavera, raggiungendo concentrazioni atmosferiche di polline più alte in Italia settentrionale e centrale rispetto all’Italia meridionale dove le temperature più elevate tendono a determinare un più precoce essiccamento di queste erbe.
Un’erba altamente allergenica è la Parietaria, una Urticacea che cresce soprattutto in Italia meridionale, in particolare nel napoletano .
Essa ha un lunghissimo periodo di fioritura che va in genere da marzo a luglio e da settembre a fine ottobre.
Potere allergenico hanno anche le Composite, che impollinano durante la stagione tardo-estiva-autunnale.
Tra di esse troviamo l’Assenzio (Artemisia vulgaris) e l’Ambrosia.
Quest’ultima, introdotta accidentalmente e recentemente in Italia dagli USA, è in fase avanzata di diffusione in Italia settentrionale.
Tra gli alberi potere allergenico hanno soprattutto le Betulacee, le Cupressacee e le Oleacee .
Tra le betulaceae la Betulla è attualmente più diffusa che in passato in alcune regioni come la Lombardia dal momento che è stata maldestramente piantata in nuovi insediamenti urbani per la sua eleganza. Il Cipresso è responsabile di un numero sempre crescente di manifestazioni allergiche, soprattutto rinocongiuntiviti, nel periodo invernale
. L’Olivo induce sintomi soprattutto rinitici a volte anche intensi tra fine maggio e giugno, in alcune regioni (Puglia, Campania, Toscana ecc).
Esistono poi le cosiddette pollinosi da vicinato, quelle che colpiscono solo chi è molto vicino alla pianta, come la Mimosa. Lo studio in atmosfera con particolari apparecchi campionatori delle variazioni della concentrazione dei pollini allergenici ha consentito di preparare i calendari pollinici che hanno importanza in medicina ai fini preventivi e terapeutici. Pur essendo le piante allergeniche generalmente più diffuse nelle zone rurali che nei centri urbani, la pollinosi colpisce soprattutto chi abita nei centri urbani con elevato traffico automobilistico.
E’ stato infatti osservato che l’effetto degli allergeni liberati dai pollini viene potenziato dall’azione degli inquinanti atmosferici emessi dai motori alimentati con derivati del petrolio. Si determina infatti una interazione in atmosfera e a livello delle vie aeree per cui da una parte gli allergeni pollinici diventano più aggressivi per le mucose respiratorie e dall’altra i soggetti esposti hanno mucose già infiammate dagli inquinanti, il che facilita la penetrazione e gli effetti irritativi degli allergeni.
Gennaro D’Amato Professore Universitario e chairman della commissione della World Allergy Organization su “Climate change, air pollution and Allergy”.[/pullquote][pullquote]INSERT HERE[/pullquote]