La doppia faccia dell’ossitocina: il neurotrasmettitore che attenua lo stress, accresce la fiducia e l’empatia con il prossimo è anche responsabile di paure profonde ed ansia.

L’ossitocina è un ormone prodotto dall’ipotalamo e secreto dalla neuroipofisi , una struttura anatomica della grandezza di un fagiolo, posta alla base dell’encefalo. Racchiusa e protetta da una nicchia ossea, l’ipofisi è costituita da due ghiandole contigue che danno origine ad una porzione anteriore e ad una porzione posteriore (neuroipofisi).

L’ossitocina è un ormone di natura proteica (un peptide di nove aminoacidi ) che agisce prevalentemente sulla mammella e sull’utero. Durante il travaglio ed il parto provoca contrazioni delle fibrocellule muscolari lisce uterine, favorendo l’espulsione del feto.

L‘ossitocina è un antagonista della aceticolina  ,che a livelli alti può risultare tossica e indurre comportamenti aggressivi .

L‘ossitocina è  anche responsabile del comportamento materno ecco perchè le donne hanno in media il 30% in più di ossitocina degli uomini.

Degli studi   hanno messo in luce che a livello “affettivo” quest’ormone ha ben altri lati positivi, in quanto attenua lo stress, accresce la fiducia e l’empatia con il prossimo e aiuta a socializzare. Tra le altre sue virtù questo agente chimico ha anche quelle di smorzare l’aggressività, e rendere più empatici, favorendo così reciproca comprensione nel momento in cui vi siano problemi di coppia o vari disaccordi. Aumenta, per esempio, quando ci si scambiano effusioni, perché è collegato all’autostima e al buon umore.

Quindi fino ad oggi l’ossitocina, o ormone dell’amore, è sempre stata associata a sentimenti positivi come i legami sentimentali lunghi, amicizie durature, buone relazioni sociali, ma anche al sesso e a tutto ciò che ci gira intorno.

In questi giorni una ricerca riporta l’ossitocina sia legata anche all’ansia e alle paure in particolare.

 

Se state cercando un colpevole su cui puntare il dito per le vostre paure infondate, o per i vostri stati d’ansia repentini, dovreste cominciare a cercare anche tra quelli insospettabili.

Lo studio condotto dalla Northwestern University e pubblicato sul Nature Neuroscience dimostra come questo ormone abbia una doppia faccia: sempre associato alla riduzione dello stress, ai legami affettivi e al comportamento materno, ora viene preso molto in considerazione anche quando parliamo di sentimenti negativi.

Gli scienziati hanno trovato che per buona parte le risposte inerenti alla paura interessano il setto laterale, una parte del cervello che è costituito da molti recettori dell’ossitocina.

Lo studio è stato condotto prendendo 3 gruppi di topi e testandoli in base ai livelli di ossitocina presenti ha trovato con estrema sorpresa da parte dei ricercatori che quelli con il numero maggiore riscontravano molta più paura (invece di ridurla) negli eventi simili futuri.

Vediamo assieme il motivo: l’ossitocina rafforza la memoria sociale della parte del cervello interessata e quindi dopo un’esperienza negativa finisce per innescare e aumentare le reazioni di ansia e paura quando c’è la possibilità di rivivere una situazione simile stressante.

In parole povere quando viviamo una situazione troppo stressante e negativa l’ossitocina stimola la memoria   incrementando così la sensibilità individuale a sentimenti negativi durante situazioni uguali o simili.

Sembra inoltre che questa reazione di adattamento da parte del cervello valga anche al contrario e quindi anche per esperienze positive.

Per la prima volta si è trovato un collegamento dell’ossitocina con uno stato di stress sia attuale che futuro.

Una scoperta che ha riscosso molto interesse in quanto, dati alla mano, è proprio lo stress sociale cronico è tra le cause principali di depressione  e ansie.

Inoltre proprio le relazioni sociali sono sempre più prese in considerazione quando si parla si salute mentale e psicologica.

Naturalmente il fine di queste ricerche è quello di sperimentare (sono già cominciate) un principio attivo e un farmaco capace di aiutare (si spera) le persone travolte dall’ansia o dalla depressione, ma anche in caso di autismo.

 

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