Arriva dall’Olanda l’idea della strada fatta da rifiuti plastici che sostituisce l’asfalto.

Arriva dall’Olanda l’idea della strada fatta da rifiuti plastici che sostituisce l’asfalto.

Plastica, plastica in ogni dove, fin sotto ai nostri piedi. Arriva dall’Olanda l’idea di costruire le strade del futuro con la resina che ha cambiato il mondo. Anche quello dei trasporti. Plastic road, strade di plastica. Rigorosamente riciclata. Manti stradali capaci di sopportare escursioni termiche elevate e di vivere, pare, tre volte più a lungo del conglomerato bitumoso (il volgare asfalto). Dalle bottiglie e dagli oggetti di uso comune destinati alla discarica nasce così una nuova tecnologia destinata a rivoluzionare il modo in cui vengono costruite le arterie stradali.

L’idea è innovativa e promette vantaggi sia in termini di costruzione che di manutenzione.

La plastica resiste alle alte e alle basse temperature, non accusa gli scompensi legati all’escursione termica e viene stesa con maggiore velocità rispetto all’asfalto. Il progetto prevede poi un metodo di produzione intelligente che consente di costruire i moduli in fabbrica per poi trasportali già pronti sul luogo di installazione.
Una città fatta di strade di plastica abbatte anche il costo ambientale dei trasporti. Secondo i ricercatori, l’asfalto produce in media 1,6 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica all’anno a livello globale, pari a circa il 2 per cento del totale delle emissioni relative al trasporto su strada. Non solo. Le plastic road sono  più leggere rispetto a quelle attuali e rendono più facile installare cavi sotto la loro superficie.

Anche la Scozia ha inaugurato la sua prima strada in plastica riciclata. Al progetto sta lavorando l’ingegnere Toby McCartney, fondatore della start up MacRebur. La società ha messo a punto un procedimento per produrre pellet polimerici che sostituiscano parte del bitume, quella miscela di idrocarburi impiegata come legante nelle pavimentazioni stradali. L’asfalto che costituisce il manto stradale, infatti, non è altro che un miscuglio di materiale inerte e bitume, che richiede globalmente centinaia di milioni di barili di petrolio per essere fabbricato.

L’idea nasce quasi per caso, durante un viaggio di McCartney in India. L’ingegnere aveva assistito alla pratica locale di riempire le buche stradali con rifiuti di plastica successivamente cosparsi di benzina e bruciati in maniera che riempissero il foro. Un metodo dettato dalle contingenze che tuttavia ha acceso una lampadina nella mente dello scozzese, ispirandolo nella creazione della sua strada in plastica riciclata.

La ricetta della strada in plastica riciclata

La ricetta della start up in realtà non si allontana molto, in linea teorica, dalla materia prima, ossia il greggio. Lo fa invece sul piano pratico dal momento che la fonte dei suoi pellet polimerici sono i rifiuti di plastica.  I granuli, battezzati con il nome MR6, sono un agglomerato di polimeri accuratamente selezionati e specificamente progettati per migliorare la resistenza e la durata di asfalto. Gli MR6 sono miscelati in maniera tradizionale con di roccia cava e una quantità ridotta di bitume.

I vantaggi strutturali? Secondo la società, che ha già brevettato la sua invenzione, l’aumento della resistenza alla trazione, alla deformazione e alla rottura unitamente ad una migliore reologia e adesione. In altre parole il manto stradale creato con la ricetta MacReuber è fino al 60 per cento più resistente del tradizionale asfalto e in grado di durare dieci volte tanto. La prima strada MacRebur realizzata è stata semplicemente il passo carraio di McCartney ma il prodotto ha attirato velocemente l’attenzione delle aziende soprattutto dopo essersi aggiudicati, nel 2016, la vittoria al Virgin Media Business Voom di Richard Branson.

Per mettere piede su una strada di plastica ci vorranno ancora tre anni e i test di sicurezza. Nel frattempo, speriamo che funzioni!

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