«Non è allarmismo, ma prima che la situazione si aggravi, la popolazione va informata: chi ha problemi di salute è a rischio».
Gli incendi non ancora domati, il vento che dall’area vesuviana sta trasportando polveri e fumi in città, mettono a repentaglio le fasce deboli: anziani, soggetti affetti da patologie respiratorie, asmatici, cardiopatici e allergici.
Da ore, la cappa che grava su Napoli, soprattutto nell’area collinare, è evidente.
Per strada si vedono persone anziane camminare con il fazzoletto su naso e bocca. Ed è questa situazione che ha spinto Gennaro D’Amato, pneumologo, docente e presidente Commissione inquinamento atmosferico e variazioni climatiche della World Allergy Organsation (Oms) a chiamare Repubblica perché “si faccia portavoce nei confronti delle istituzioni e dei pazienti dei rischi che corrono i napoletani non in buone condizioni di salute”.
“Dov’è l’Arpac?”, esordisce D’Amato, “c’è un pericolo imminente causato dall’inquinamento atmosferico a cui si stanno aggiungendo i prodotti di combustione degli incendi dell’area vesuviana. Bisogna passare dalle parole ai fatti. Non capisco il silenzio dell’Agenzia dell’ambiente. Non sono a conoscenza di eventuali bollettini, di fatto non sono stati pubblicizzati a dovere. E questo significa prendere alla leggera la salute pubblica. Io stesso, che pure non sono un soggetto allergico, sento in gola e nelle prime vie aree il classico bruciore”.
Lo specialista spiega che si tratta del processo “proinfiammatorio delle vie respiratorie superiori che negli allergopatici e bronchitici viene avvertito in misura maggiore con tosse e affanno”. Ma oggi, secondo gli ultimi studi, oltre a chi è affetto da asma, allergia e bronchite cronica, sono a rischio i pazienti affetti da patologie cardiovascolari: “E’ ormai consolidato il dato scientifico che le polveri sottili, tra cui probabilmente ci sono anche quelle che arrivano dai roghi, penetrano in profondità, invadono prima gli alveoli polmonari e, di qui, entrano infine nel torrente circolatorio, cioè nel sangue”.
Tutti questi soggetti, avverte il professore, farebbero bene a restare a casa, con porte e finestre chiuse: “L’aria condizionata va tenuta a una temperatura non superiore a 24-25 gradi per evitare problemi di perfrigerazione delle vie aeree. La terapia inalatoria a base di cortisonici e broncodilatatori per ridurre gli effetti infiammatori va effettuata sempre”. E al Comune, D’Amato dà una sola ricetta: “Bloccate subito il traffico delle auto private. Almeno per due, tre giorni e fin quando i parametri dell’aria non si saranno stabilizzati sulla noromalità”.
E’ verosimile ritenere, conclude l’allergologo, che “oltre ai pm 10 ci siano anche il particolato, quello rappresentato da polveri di silicio e derivati (presenti nei prodotti di combustione dei roghi) che penetra in profondità nelle vie aeree. L’alta pressione sta aggravando situazione”.
Fonte: La Repubblica