Introduzione
Febbre, tosse e stato di malessere generale sono i sintomi che in questi giorni fanno pensare a un’influenza ma potrebbero essere il segnale di una polmonite la cui insorgenza è stata favorita dall’influenza.
Spesso durante un’influenza si avvertono sintomi generali come febbre, spossatezza e dolori articolari e non ci si accorge che si sta sviluppando una polmonite.
L’influenza coinvolge tutto l’organismo ed il virus si diffonde ovunque e può localizzarsi nel polmone, inducendo l’insorgenza di una polmonite per l’azione diretta del virus (polmonite virale) o più frequentemente per la sovrapposizione batterica (in genere uno pneumococco che si va a localizzare nei polmoni di soggetti debilitati dall’azione del virus influenzale).
Quali sono i sintomi più comuni?
I sintomi più frequenti della polmonite sono: tosse con catarro giallastro o verdastro, febbre con brividi, dolori al torace più acuti con i movimenti respiratori che si fanno sempre più brevi e superficiali, calo di appetito e affaticabilità.
La polmonite può interessare un solo lobo del polmone (polmonite lobare) o più zone (bronco-polmonite a focolai isolati o multipli); nelle forme più estese può subentrare insufficienza respiratoria, con carenza, di grado variabile, di ossigeno nel sangue; in alcuni casi la polmonite può associarsi a versamento pleurico con pleurite.
La diagnosi si pone innanzitutto con la visita clinica di un bravo medico e poi con indagini radiologiche (radiografia, TAC), microbiologiche (coltura dell’escreato o del liquido pleurico, emocoltura) ed endoscopiche (broncoscopia, utile in particolare in soggetti immunodepressi).
Qual è la differenza tra polmonite acquisita in comunità o in ambito ospedaliero?
La polmonite è indotta da batteri e nella maggior parte dei casi è il batterio pneumococco, che ha tropismo per il tessuto polmonare. La differenza fondamentale è se la polmonite è acquisita in comunità o in ambito ospedaliero.
Questa suddivisione è importante perché nel primo caso, al momento del contagio, il paziente è “sano”, mentre quando si parla di ambito ospedaliero significa che il paziente è ricoverato per motivi di salute che possono compromettere le difese dell’organismo.
La polmonite contratta in ospedale può essere molto più grave perché il paziente, oltre ad essere debilitato e in un periodo di stress, può contrarre l’infezione da germi provenienti da pazienti già trattati e che sono diventati resistenti agli antibiotici. Molto importante è anche la differenza tra soggetto “sano” e immunocompromesso.
In quest’ultimo caso si è più predisposti a contrarre una polmonite perché l’organismo ha ridotte capacità di difesa immunitaria. Ad esempio un soggetto che ha sviluppato l’Aids è immunodepresso, così come le persone denutrite, o chi soffre di malattie debilitanti, come il diabete, che facilitano l’impianto e lo sviluppo di germi.
Come si diagnostica? È consigliabile eseguire delle vaccinazioni?
La diagnosi non è difficile quando la sintomatologia è tipica: febbre, tosse, catarro, debilitazione generale, affanno e rantoli all’ascoltazione del torace
Per valutare la gravità della patologia (localizzazione ed estensione), e confermare la presenza o meno della polmonite, è comunque indispensabile eseguire una radiografia del torace. Questo esame consente di capire se la polmonite interessa uno o entrambi i polmoni (polmonite mono o bilaterale) e se si è estesa anche alla pleura.
I vaccini consigliati sono due: il primo è quello antinfluenzale, che si fa all’inizio dell’inverno e dura alcuni mesi, ed è consigliato nei pazienti a rischio come gli anziani, o in chi soffre di BPCO, broncopneumopatia cronica istruttiva. Il secondo vaccino è quello antipneumococcico, che serve a prevenire le polmoniti da pneumococco: è consigliato sempre nei soggetti a rischio come gli anziani e per chi ha sofferto in passato o ha frequenti episodi di patologia broncopolmonare.
- Indice
- 1. Introduzione
- 2. Come si cura?
1 Comment
Buddy
Yo, that’s what’s up trutlfuhly.