Documento G7 – 2017 – .Presidenza Italiana del G7 con l’argomento principale “Climate change and Health”

Gli aspetti di interesse pneumologico del documento sono stati diversi ed il respiratorio è stato sicuramente l’apparato maggiormente coinvolto.

Gli aspetti di interesse pneumologico del documento sono stati diversi ed il respiratorio è stato sicuramente l’apparato maggiormente coinvolto.

In modo sintetico possiamo dire che nel documento G7  gli aspetti che riguardano la pneumologia sono le patologie respiratorie ostruttive (allergopatie respiratorie ed asma soprattutto)  e le loro interazioni con l’inquinamento atmosferico e le variazioni climatiche, in particolare in rapporto agli eventi meteorologici estremi (ondate di calore e temporali durante le stagioni polliniche con conseguenti epidemie di asma allergico che hanno coinvolto nel mondo migliaia di persone con crisi gravi ed anche con decessi); la necessità di ridurre la diffusione della tubercolosi che colpisce ancora molte aree del mondo; la necessità di ridurre i danni da fumo di tabacco e poi la problematica non indifferente delle infezioni da agenti resistenti agli antibiotici e la necessità di potenziare la ricerca su vaccini sempre più efficaci  e sulla sintesi di farmaci come nuovi antibiotici  attivi contro germi resistenti,  onde ridurre la diffusione di agenti microbici e delle infezioni con un prolungamento dell’efficacia dei medicamenti e la sintesi di nuovi antibiotici .

Nell’ottica della  interazione già accennata del G7 con le organizzazioni operanti nel contesto della sanità pubblica mondiale  è stata data molta importanza al ruolo centrale nella  leadership mondiale della salute all’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO)  nel preparare e nel rispondere alle emergenze pubbliche sanitarie  con la necessità di finanziare i suoi piani , in particolare WHO Emergency Programme and the Contingency Fund for Emergencies (CFE). Nel documento G7 appare  evidente  l’accordo nel   supportare il programma WHO e la  World Bank’s Pandemic Emergency Financing Facility (PEF) per contrastare il  degradamento dell’ambiente e le sue ricadute negative sulla salute. Un aspetto importante è anche l’accordo del G7 con la  Commissione Europea  per la salute e la sicurezza dell’alimentazione  nel riaffermare l’impegno  dei Governi  ad implementare l’accordo di Parigi COP 21, come stabilito dal Summit G7 dei capi di stato a Taormina nel marzo 2017 (con la già accennata astensione degli USA) .

In linea con le  precedenti commissioni G7  e G20   nel contesto dell’ Agenda  per lo sviluppo sostenibile  ( Sustainable Development Goals (SDGs), nel documento 2017  è stata reiterata l’importanza  della collaborazione anche con settori privati di volontariato.

Il G7 ha preso atto che , nonostante i recenti miglioramenti nella cura e nel coordinamento della salute globale,  continuano ad esserci molti problemi per la salute dell’umanità, in particolare un aumentato rischio di trasmissione di malattie infettive per l’uomo e gli animali, con un rischio incrementato dall’inquinamento atmosferico e dalle conseguenti variazioni climatiche.

Tra i vari punti del documento G7 ci sono  anche le Raccomandazione ai vari governi ad organizzare nel migliore dei modi i propri sistemi sanitari per rispondere collettivamente alle necessità e promuovere la salute globale con impegno del G7  nel fornire attenzione politica e risorse tecniche nell’avanzamento globale della  salute umana, soprattutto in condizioni di emergenza ed in particolare  nei paesi in via di sviluppo che sono più deboli e fragili in tale contesto.

Nel documento è stata puntualizzata l’importanza di migliorare  le risposte della sanità pubblica alle emergenze correlate con gli eventi meteorologici, con epidemie ed altre situazioni di crisi. In particolare il G7 ha affermato l’impegno ad implementare il  Sendai Framework for Disaster Risk Reduction (UNISDR) , l’ Impegno a ridurre le ineguaglianze globali e migliorare la salute degli individui; a ridurre le “ non-communicable diseases (NCDs)”, a sostenere l’intento di eradicare la polio supportando la Global Polio Eradication Initiative, a combattere l’epidemia di HIV/AIDS, malaria e tuberculosi  entro il  2030 attraverso il supporto al  Joint UN Programme on HIV/AIDS (UNAIDS), the Global Fund to Fight AIDS, Tuberculosi e Malaria, and UNITAID; a supportare le  iniziative come la  “Vaccine Alliance”.

Come abbiamo detto in precedenza, la focalizzazione maggiore del G7, in accordo con l’argomento principale da trattare “Climate change and Health” è stata quella sull’inquinamento atmosferico, le variazioni climatiche e le conseguenze sulla salute.

Il massiccio aumento delle emissioni in atmosfera di agenti  inquinanti prodotti negli ultimi decenni dal frenetico aumento dei trasporti pubblici e privati, dall’urbanizzazione crescente, dall’attività industriale e dalla deforestazione selvaggia , ha fatto sì che la  qualità dell’aria  che respiriamo costituisca un problema ambientale importante in molte  regioni del mondo, in particolare nelle zone urbane asiatiche altamente popolate quali Cina, India, Pakistan, Thailandia ed altri paesi . Ciò ha comportato effetti clinici, soprattutto respiratori, non indifferenti nella popolazione esposta .

D’altra parte è ormai noto che, per le varizioni climatiche,  la temperatura del globo è aumentata, come appare evidente dal riscaldamento degli oceani, dallo scioglimento dei ghiacciai soprattutto nella regione artica . Inoltre, i cambiamenti climatici  sono caratterizzati anche  dall’aumento di intensità, frequenza e tipo di precipitazioni e dal succedersi di eventi estremi come le ondate di calore, la siccità, le inondazioni i temporali e gli uragani. Ciò per il crescere nell’atmosfera, per effetto delle attività umane, delle concentrazioni di gas serra che comprendono soprattutto anidride carbonica ma anche  metano, ossidi di azoto e numerosi gas liberati dai processi industriali.

Nel contesto degli effetti delle variazioni climatiche sono da inquadrare anche gli eventi come le ondate di calore degli anni 2003 che  hanno colpito l’Europa causando almeno 35.000 morti e danni all’agricoltura per 15 miliardi di dollari e poi quelle del  2015  e 2017, nonché  incendi estesi in varie aree, in particolare in California e nelle nazioni del  mediterraneo ed alluvioni e inondazioni  con migliaia di decessi nonché i già citati temporali che in varie parti del mondo hanno determinato l’insorgenza di crisi anche gravi di asma allergico.

Si ritiene che saranno purtroppo all’ordine del giorno alla metà di questo secolo ondate di calore ed altri eventi estremi meteorologici.

Diverse  malattie dell’uomo coinvolgenti  non solo l’apparato respiratorio ma anche quello cardiovascolare sono legate alle fluttuazioni climatiche con incrementi di mortalità soprattutto come conseguenza di brusche e perduranti variazioni termiche, che comportano anche variazioni nel trend di talune malattie infettive oltre a malnutrizione da alterazioni dei raccolti, soprattutto di grano .

Come indicato dal testo del lavoro pubblicato dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici United Nations Framework Convention on Climate Change UNFCCC “la maggior parte dell’aumento della temperatura osservato in media globale a partire dalla metà del 20° secolo è molto probabilmente dovuto all’aumento osservato delle concentrazioni di gas serra di origine antropica” .

L’anidride carbonica (CO2) è il più importante gas a effetto serra indotto dall’uomo e la sua concentrazione nell’atmosfera è in continuo aumento; circa il 75% delle emissioni antropiche di CO2 in atmosfera nel corso degli ultimi 20 anni è stato provocato dalla combustione di combustibili fossili. La stessa tendenza si è verificata nella prevalenza degli altri gas serra di origine antropica come  CH4 (metano) e N2O (ossido di azoto) . Inoltre, diversi inquinanti atmosferici ,come l’ozono troposferico, sono nella lista dei gas serra coinvolti nel riscaldamento globale. Occorre poi aggiungere gli effetti dannosi indotti dalla deforestazione selvaggia in gran parte deterjminata da incendi dolosi, che sta avvenendo in varie parti del globo.

Si legge inoltre nel documento che cambiamenti più importanti che coinvolgono l’atmosfera e il clima hanno un maggiore impatto sulla biosfera e sull’ambiente umano.

 

Tra i punti di maggiore rilievo del documento c’è l’ Incrementata prevalenza delle allergopatie respiratorie da inquinamento atmosferico.

Nel contesto delle patologie più frequentemente in causa tra quelle favorite dall’inquinamento atmosferico e dalle variazioni climatiche ci sono quelle allergiche respiratorie , in particolare l’asma bronchiale,  che costituiscono il risultato di interazioni tra  fattori genetici ed ambientali. Dal momento però che l’aumento di prevalenza di queste patologie è avvenuto nel giro degli ultimi tre decenni , non è ipotizzabile l’intervento di variazioni genetiche, mentre è più verosimile l’intervento di fattori ambientali . Tra questi l’inquinamento atmosferico svolge un ruolo importante non solo nell’età adulta ma anche in quella infantile e d’altra parte esiste un parallelismo tra incremento dell’inquinamento dell’atmosfera delle città ed aumento di prevalenza della patologia allergica respiratoria soprattutto nei centri urbani.

E’ stato osservato che l’inquinamento ambientale ha effetti proinfiammatori sulla funzione respiratoria e che l’esposizione ai componenti dell’inquinamento incrementa la risposta delle vie aeree all’inalazione di allergeni in soggetti predisposti. Inoltre, nella maggior parte dei paesi industrializzati, le persone che vivono in zone urbane tendono ad essere più affette da malattie respiratorie rispetto a quelle che vivono in zone rurali .

La risposta individuale agli agenti dell’inquinamento atmosferico dipende dalla sorgente degli agenti inquinanti e dai componenti dell’inquinamento stesso, così come dagli eventi climatici. C’è  inoltre evidenza che il vivere vicino a strade con alto livello di traffico automobilistico si associ a patologie respiratorie. Il traffico automobilistico, con le sue emissioni gassose e particolate (polveri inalabili) costituisce infatti il maggior contributo all’inquinamento atmosferico nella maggior parte delle città   .

I più abbondanti inquinanti atmosferici nelle aeree urbane con elevati livelli di traffico veicolare sono le polveri respirabili con un diametro aerodinamico inferiore a 10 micron (PM10), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono (O3). Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla funzione polmonare dipendono largamente dal tipo di inquinante in causa, dalla sua concentrazione ambientale, dalla durata dell’esposizione all’inquinante e dalla ventilazione totale delle persone esposte. E’ stato osservato che l’esposizione agli agenti dell’inquinamento atmosferico urbano ritarda lo sviluppo fisiologico del polmone nell’età pediatrica .

Gli aeroallergeni come quelli liberati dai granuli pollinici e dalle spore fungine inducono ostruzione bronchiale in soggetti con sensibilizzazione allergica a questi antigeni ed i pollini allergenici vengono ampiamente usati per studiare le  interazioni tra l’inquinamento atmosferico e le allergopatie respiratorie IgE-mediate. I granuli pollinici  anemofili, il materiale paucimicronico atmosferico di derivazione vegetale e quello che deriva dal citoplasma di granuli pollinici rotti per shock osmotico durante i temporali possono causare l’insorgenza di sintomi allergici  nei soggetti predisposti .

Nel produrre questi effetti essi interagiscono inoltre anche con altri contaminanti atmosferici.

C’è anche evidenza che il danno delle mucose delle vie aeree e il peggioramento della depurazione mucociliare indotto dall’inquinamento atmosferico possano facilitare la penetrazione nell’epitelio respiratorio  degli  allergeni inalati che vanno quindi più facilmente ad interagire con le cellule del sistema immunitario

Gli inquinanti più abbondanti nelle città anche se con caratteristiche di variabilità da un’area all’altra sono PM respirabile, NO2, O3 e. Il biossido di zolfo (SO2) è un inquinante aggiuntivo nelle aree industriali. Esistono poi gli aeroallergeni  che vengono trasportati e liberati da spore fungine o da particelle derivate da piante (pollini, componenti paucimicroniche di natura vegetale, in alcuni casi polveri di soia, ecc.).

Un inquinante chimico gassoso è l’ozono, il più importante componente del cosiddetto smog estivo, dal momento che esso costituisce  la componente maggiore degli ossidanti fotochimici e probabilmente rappresenta fino al 90 % dei livelli totali degli ossidanti nelle città che godono di un clima mite e soleggiato . L’O3 è generato al suolo da reazioni fotochimiche che coinvolgono radiazioni ultraviolette su misture atmosferiche di  composti azotati, in particolare NO2 e di idrocarburi derivati da emissioni veicolari. I livelli di ozono dipendono non solo dalla concentrazione del substrato (NO2  emesso dalle auto) ma anche dalle radiazioni solari ultraviolette che facilitano la trasformazione di NO2 in O3,  producendo lo smog fotochimico.

Gli standard correnti di sicurezza per i livelli di ozono (soglie di attenzione e di allarme) sono frequentemente superati in molte regioni del globo . Circa il 40-60 % dell’O3  inalato viene assorbito dalle vie aeree nasali mentre  il rimanente raggiunge le vie aeree inferiori.

L’esposizione ai livelli atmosferici aumentati di O3 causa un deterioramento della funzione polmonare, un aumento della reattività delle vie aeree ad agenti broncocostrittori specifici e non specifici ed è correlato con un rischio aumentato di esacerbazione asmatica nei pazienti già affetti da questa patologia . I livelli atmosferici di O3  e di NO2, precursore dello smog fotochimico sono stati collegati con aumenti di morbilità respiratoria e ricoveri ospedalieri per asma sia nei bambini che negli adulti .

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