ANISAKIS nel pesce crudo. E’ importante fare attenzione!

 L’ Anisakis è un verme che può indurre l’anisakidosi venendo  trasmesso con il pesce crudo.

L’anisakidosi è sempre provocata da questi parassiti, che  si trovano nello stomaco e nella carne del pesce. Con la cottura le larve vengono uccise e quindi possiamo tutelarci consumando esclusivamente pesce cotto. Se però mangiamo sushi, tartare o altre preparazioni a base di pesce crudo, affumicato o marinato corriamo il rischio di entrare in contatto con questi parassiti

L’anisakis è un verme di colore bianco che si può vedere ad occhio nudo. Se però il pesce non viene eviscerato immediatamene, può passare facilmente nella carne e nei fasci muscolari quindi diventa molto difficile riuscire a vederlo. Le larve inoltre non sono semplicissime da riconoscere, quindi anche con un’attenta osservazione del pesce potrebbe essere rischioso escludere la presenza dell’anisakis.

Lo stesso discorso si può fare per quanto riguarda i sintomi: le manifestazioni di un’infezione provocata da questi parassiti potrebbero essere sottovalutate. Si tratta infatti di sintomi che potrebbero essere ricondotti anche ad altri disturbi o patologie gastrointestinali. Ricordiamo che l’anisakidosi può manifestarsi da 1 ora fino a 2 settimane dopo che è stato mangiato il pesce crudo, quindi non basta prestare attenzione ai sintomi immediati.

L’anisakidosi è sempre provocata da questi parassiti, che come abbiamo accennato si trovano nello stomaco e nella carne del pesce. Fortunatamente, con la cottura le larve vengono uccise e quindi possiamo tutelarci consumando esclusivamente pesce cotto. Se però mangiamo sushi, tartare o altre preparazioni a base di pesce crudo, affumicato o marinato corriamo il rischio di entrare in contatto con questi parassiti. Occorre quindi essere molto attenti al cibo che ordiniamo.

Le larve di anisakis vengono uccise se il pesce viene cotto ad una temperatura superiore ai 60°C per almeno 1 minuto. In alternativa, bisogna procedere all’abbattimento, che secondo l’EFSA prevede l’esposizione per almeno 96 ore ad una temperatura di -15°C oppure per 24 ore a -20°C.

Tra i pesci più a rischio di anisakis troviamo soprattutto la ricciola, la lampuga, il tonno, il pesce spada, la sardina, l’aringa, l’acciuga, il totano, il calamaro, il nasello, il merluzzo, la rana pescatrice  e lo sgombro . Non bisogna però escludere gli altri pesci, perchè potenzialmente la maggior parte dei prodotti del mercato ittico potrebbero essere contaminati se ingeriti crudi. Importante ricordare che anche il salmone affumicato potrebbe essere rischioso perchè questo metodo di “cottura” non uccide le larve.

L’anisakidosi è sempre provocata da questi parassiti, che come abbiamo accennato si trovano nello stomaco e nella carne del pesce. Fortunatamente, con la cottura le larve vengono uccise e quindi possiamo tutelarci consumando  pesce cotto. Le larve di anisakis vengono uccise se il pesce viene cotto ad una temperatura superiore ai 60°C per almeno 1 minuto. In alternativa, bisogna procedere all’abbattimento, che secondo l’EFSA prevede l’esposizione per almeno 96 ore ad una temperatura di -15°C oppure per 24 ore a -20°C.

Lo stesso discorso si può fare per quanto riguarda i sintomi: le manifestazioni di un’infezione provocata da questi parassiti potrebbero essere sottovalutate. Si tratta infatti di sintomi che potrebbero essere ricondotti anche ad altri disturbi o patologie. Ricordiamo che l’anisakidosi può manifestarsi da 1 ora fino a 2 settimane dopo che è stato mangiato il pesce crudo, quindi non basta prestare attenzione ai sintomi immediati.

Generalmente, i disturbi più comuni e caratteristici che si manifestano in caso di infezione da anisakis sono :

   Nausea e vomito;

Dolore e distensione addominale;

  Diarrea;

  Febbre (in genere  lieve);

 Presenza di sangue e muco nelle feci.

Se il parassita riesce a raggiungere l’intestino, può provocare una grave reazione immunitaria. In questo caso i sintomi compaiono dopo almeno 1 settimana da quando si è mangiato pesce crudo e sono molto simili a quelli del morbo di Crohn .

L’anisakis può provocare una parassitosi ma anche una reazione allergica nei pazienti che risultano sensibili alle sostanze chimiche rilasciate dalle larve nelle carni del pesce ospite. I sintomi più comuni di allergia all’anisakis  sono  orticaria, angioedema e reazioni anafilattiche, ma in alcuni casi possono manifestarsi anche attacchi asmatici, dermatiti da contatto e congiuntivite

. A rischio, in tal senso, possono essere anche le persone allergiche all’anisakis che lavorano nel settore della lavorazione di prodotti ittici perchè gli allergeni possono anche essere inalati.

Nei pazienti più fortunati l’anisakis provoca dei sintomi piuttosto controllabili e lievi e l’infezione tende a risolversi spontaneamente entro qualche giorno, con l’espulsione del parassita attraverso il vomito. In questi casi si può ricorrere ad una terapia farmacologica volta al trattamento dei sintomi e non sono necessari altri interventi.

Spesso però l’anisakis rischia di provocare un’ostruzione intestinale e deve essere rimosso attraverso l’endoscopia oppure con un intervento chirurgico a tutti gli effetti. Questo è l’unico metodo efficace per essere certi al 100% di aver eliminato il parassita dal corpo. Al giorno d’oggi non si tratta di un’operazione particolarmente complessa.

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