Il deficit dell’enzima lattasi comporta la perdita della capacità di «digerire» il latte con una sintomatologia gastrointestinale
L’intolleranza al lattosio si verifica in caso di deficienza dell’enzima lattasi, si manifesta cioè quando viene a mancare l’enzima in grado di scindere il lattosio,
il principale zucchero del latte (latte di mucca, di capra, di asina oltre che latte materno), in glucosio e galattosio. Se non viene correttamente digerito, il lattosio che rimane nell’intestino viene fatto fermentare dalla flora batterica intestinale con conseguente produzione di gas e di diarrea.
E’ molto comune in età adulta, tanto da non venire considerata una malattia da parte del mondo scientifico.
è bene non confondere l’intolleranza al lattosio con l’allergia alle proteine del latte vaccino, una condizione più frequente durante i primi mesi di vita del bambino; entrambe le intolleranze producono un quadro sintomatologico molto simile, ma di norma l’allergia alle proteine del latte vaccino provoca orticaria e/o rash cutanei.
Più comune è invece l’intolleranza al lattosio che si manifesta nell’età prescolare-scolare, quando l’attività dell’enzima lattasi si riduce progressivamente fino a scomparire, a volte del tutto, in età adulta.
L’intolleranza al lattosio, infine, si può manifestare a causa di diarrea acuta infettiva, per esempio da rotaviruc in questo caso l’intolleranza è di tipo transitorio, regredisce in 3-4 mesi e può manifestarsi all’inizio della diarrea o durante il suo decorso.
Ecco i sintomi più evidenti
- Astenia
- Colica
- Crampi addominali
- Diarrea
- Dolore addominale
- Encopresi
- Flaudolenza
- Gonfiore addominale
- Magrezza
- Meteorismo
- Nausea
- Perdita di peso
Una sospetta intolleranza al lattosio, che è dovuta alla mancanza o carenza di un enzima (lattasi) che digerisce lo zucchero (lattosio) presente nel latte; questa patologia può comparire a qualunque età, anche nel bambino.
Infatti l’attività dell’enzima è massima nel lattante, ma tra i 2 e i 12 anni tende a ridursi progressivamente nel 75% delle persone.
Si configurano pertanto due gruppi di soggetti: uno che mantiene inalterata la funzione enzimatica e uno con «ridotta attività» della lattasi. Si parla in questa situazione di ipolactasia primaria, da distinguere da quella secondaria, derivante da danni all’epitelio intestinale conseguenti a celiachia o malattie infiammatorie dell’intestino o a infezioni intestinali,
Diverso è inoltre il caso dell’ipolactasia congenita, presente fin dalla nascita e malattia su base genetica. Il deficit enzimatico comporta la perdita della capacità di «digerire» il latte e i suoi derivati con una sintomatologia prevalentemente gastrointestinale (dolore addominale, meteorismo, diarrea), che si risolve con l’eliminazione o la riduzione nella dieta del latte vaccino.
Il deficit di lattasi si diagnostica con il Breath test, esame semplice, non invasivo, permette di stabilire anche l’entità della carenza.
Un recente test genetico è altrettanto semplice e poco invasivo, anche se con qualche limite. Se il deficit non è molto significativo si possono introdurre nella dieta derivati del latte vaccino a scarso contenuto di lattosio (per esempio formaggi stagionati).
La maggior parte dei soggetti pare tollerare 12 grammi di lattosio senza sintomi significativi. In effetti dopo una dieta di esclusione iniziale, il lattosio andrebbe reintrodotto fino ad un valore specifico per ciascun paziente definito di «soglia», al quale compaiono i sintomi.